Le lucciole del mistero umano

Giuseppe Di Fazio

sabato 5 settembre 2015

In una sera d’inverno del 2013, ad Ascona in Svizzera, il giurista-filosofo Pietro Barcellona lanciò un grido d’allarme agli intellettuali invitati dalla prestigiosa Fondazione Eranos: «L’ideologia delle neuroscienze ci sta espropriando dell’anima». Detta da un filosofo che era stato deputato del Pci e che aveva vissuto il comunismo come una religione, la frase non poteva cadere nel vuoto. Barcellona era stato invitato a tenere una relazione alla sessione annuale delle “Eranos-JungLectures” che proprio quell’anno avevano per tema “L’anima ai tempi delle neuroscienze”. Fabio Merlini, il presidente della Fondazione, ricorda che il professore abbandonò il testo scritto che aveva preparato e cominciò a parlare a cuore aperto, offrendo ai presenti una testimonianza di vita e di pensiero. Pochi mesi dopo, il 6 settembre 2013, Pietro Barcellona sarebbe morto, logorato da una inarrestabile malattia.

Ma su quelle intuizioni espresse ad Ascona, il filosofo catanese continuò a lavorare fino all’estate realizzando un saggio, L’anima smarrita, che esce postumo per i tipi di Rosenberg&Sellier (2015).

L’intuizione di Barcellona è semplice e drammatica: l’essere umano nel mondo delle neuroscienze è ridotto a un automa, a «un registratore di cassa, connesso via Internet a una contabilità generale», così diventa una «macchina per sopravvivere senza vivere».

L’anima, infatti, è la “porta del mistero”, ma se la azzeriamo escludiamo dall’orizzonte umano le idee stesse di soggettività, libertà e responsabilità, mettendo in discussione lo statuto antropologico.

Barcellona fu appassionato cercatore di un senso della vita e della morte. E si ribellò con tutte le sue energie contro i teorici del post-umano che definiscono quella ricerca una illusione dettata dall’ignoranza. Mentre scriveva le pagine del suo saggio, Barcellona era ormai alle prese col male oscuro che lo avrebbe divorato. Ma anche, e soprattutto, nell’esperienza del dolore cercò un perché: «Il dolore — scrive — è il più grande mistero della nostra condizione, perché lega indissolubilmente la storia di ciascuno al senso dello stare al mondo». La ricerca del senso è legata alla narrazione, senza la quale «il tempo [diviene] una potenza distruttiva». Attraverso la memoria e il racconto, invece, «il tempo diventa tradizione e rapporto fra le generazioni».

Il filosofo siciliano analizza due applicazioni dell’ideologia del post-umano al mondo di oggi: nel campo del diritto e dell’economia finanziaria. L’introduzione della possibilità di utilizzare nei processi penali la diagnostica per immagini e di sostituire le indagini psicologiche sulla personalità dell’imputato con «l’analisi dei flussi sanguigni in rapporto agli stimoli elettrici ricevuti dall’apparato sensoriale» determina una rivoluzione nell’idea stessa del processo: «Colui che prima era il presunto colpevole di un reato di violenza, oggi diviene soltanto un essere socialmente pericoloso ma ‘incolpevole’, da trattare farmacologicamente e talvolta persino chirurgicamente con interventi di modifica della morfologia cerebrale».

Interessanti sono pure le osservazioni che Barcellona ci offre sul potere finanziario che «ha di fatto sequestrato tutta la fede e tutto il futuro»: la banca ha preso il posto della chiesa.

L’analisi di Barcellona tende a svelare i fondamenti metafisici delle neuroscienze, per evidenziarne il carattere ideologico tipico di «chi non tende affatto alla scoperta della verità» ma punta a «raggiungere posizioni di potere, in una società globale in vorticosa trasformazione».

«Gli esseri umani — è, invece, il messaggio di Barcellona — non sono soltanto biologia, non sono neppure soltanto società. Ciò che ciascuno sperimenta nella propria vita è un bisogno di relazione affettiva che trascende le circostanze contingenti, per aprire il nostro stare al mondo al confronto con l’ignoto e l’infinito».

Ciò che più colpisce nel libro è, soprattutto, la testimonianza dell’autore che ci appare come un profeta che sente e si fa partecipe della sofferenza della sua epoca, cercando di indicare la via per salvaguardare l’umano. Saranno proprio i “residui umani” non assimilabili alla visione delle tecnoscienze, secondo Barcellona, «a riaccendere le lucciole di cui Pier Paolo Pasolini aveva decretato la scomparsa».
http://www.ilsussidiario.net/News/Cultura/2015/9/5/LETTURE-L-anima-smarrita-Pietro-Barcellona-riaccende-le-lucciole-di-Pasolini/print/635931/

2 pensieri su “Le lucciole del mistero umano”

  1. Quando per farmi del male guardo i video dei Vlogger capisco che il loro senso della narrazione e irrimediabilmente caduto nella cronaca più nera. Post-umani votati alla cronicizzazione dell’identità, umanità schermata. Esistono casi di esistenza talmente svincolati dal reale che che c’è da chiedersi se sotto il corpo non si nasconda invero un nuovo marchingegno della Google. Grazie per averci parlato di Piero Barcellona.

  2. Questo è un articolo tratto dal sussidiario.net e scritto da Giuseppe Di Fazio che io ho salvato sul mio blog. Ti ringrazio per il commento e condivido quello che hai scritto, perché anch’io ho sete di vera umanità e di vere domande sulla vita. A presto, Annamaria

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