Nemmeno un capello fuori…

Nel Medioevo si discuteva appassionatamente di tutto ciò che riguardava la verità sull’uomo e su Dio, delle questioni ultime dell’esistenza, cioè di quelle connesse al senso e al destino della vita umana. Tra queste i teologi dissertavano su cosa sarebbe stato l’uomo se fosse rimasto nello stato d’innocenza in cui era stato creato e in particolare se in quello stato la vita umana si sarebbe moltiplicata per generazione da parte dell’uomo e della donna e se questa sarebbe avvenuta attraverso l’unione sessuale.

Molti teologi erano schierati contro questa ipotesi, a causa della “turpitudine che si riscontra nell’atto sessuale” e pensavano che il genere umano si sarebbe moltiplicato in maniera diversa, come furono moltiplicati gli angeli, cioè per un diretto intervento divino. Da giovane studente, quando sono stato inoltrato agli studi tomistici dai miei professori gesuiti della Pontificia Università Gregoriana, sono stato colpito dalla decisione con la quale san Tommaso d’Aquino aveva avversato questa posizione. “Questa opinione non è ragionevole. Infatti le attribuzioni di ordine naturale non sono state né sottratte, né conferite all’uomo a motivo del peccato. Ora, è evidente che, secondo la vita animale posseduta anche prima del peccato era naturale per l’uomo generare mediante la copula, allo stesso modo che per gli altri animali perfetti. Ne abbiamo la riprova negli organi naturali, destinati a tale funzione. Non si dica, quindi, che prima del peccato essi non sarebbero stati usati” (Tommaso d’Aquino, “Summa Theologiae”, I, q. 98, a. 2).

Per quanto riguardava, poi, l’obiezione che alcuni facevano circa la possibilità di un atto sessuale che fosse privo di peccato, perché “in qualsiasi atto venereo c’è un eccesso di piacere, il quale assorbe la ragione al punto che, a detta di Aristotele (settimo libro dell’Etica), ‘in esso è impossibile intendere qualcosa’”, Tommaso rispondeva che “la sovrabbondanza del piacere che è nell’atto sessuale conforme all’ordine della ragione, non è contraria al ‘giusto mezzo’ della virtù […]. Né è contraria alla virtù per il fatto che la ragione non può compiere un atto libero di conoscenza intellettiva contemporaneamente a quel piacere. Non è infatti contrario alla virtù che l’atto della ragione sia talvolta interrotto per un qualcosa che avviene secondo ragione: altrimenti sarebbe contrario alla virtù abbandonarsi al sonno” (Ibid. II-II, q. 153, a. 2, ob. 2, ad 2).
Mi ha sorpreso ancora di più il passaggio successivo, nel quale l’Aquinate sostiene che nel Paradiso – per l’imperturbabile attività dello spirito – il piacere connesso all’atto generativo sarebbe stato ancora più gagliardo, conformemente al superiore affinamento della natura e alla superiore sensibilità del corpo. “Alla ragione – infatti – non spetta rendere minore il piacere dei sensi, ma impedire che la facoltà del concupiscibile aderisca sfrenatamente al piacere dei sensi; e sfrenatamente qui significa oltre i limiti della ragione […]. Questo è il senso delle parole di sant’Agostino che non vogliono escludere dallo stato di innocenza l’intensità del piacere, ma l’ardore della libidine e l’inquietudine dell’animo” (Ibid. I,q. 98, a. 2, ad 3.).(..)

Don Francesco Venturino

dal web

11 pensieri su “Nemmeno un capello fuori…”

  1. Non posso sapere cone sia ikl piacere in paradiso, ma il discorso di San Tommaso non fa’ una piega. Purtroppo la negazione del piacere è stato uno dei grandi errori della Chiesa cattolica.

    1. Nel tempo sono passata tante persone nella Chiesa Cattolica che hanno interpretato la Parola dl Vecchio e Nuovo Testamento.
      La Chiesa è fatta di uomini e quindi c’è il limite, ma insieme a lui c’è Dio, che non disprezza questo limite ma lo abbraccia.
      E’ bello però riconoscere la verità e cioè che niente è lasciato fuori della vita dell’uomo, ma nel cristianesimo tutto , anzi, è esaltato..
      ciao

      1. Eh, ho capito, ma proprio per questo la Chiesa non dovrebbe porre come dogma cio’ che non è in grado di riconoscere – con sicurezza – nelle parole del suo Mentore. Questo enunciato nel tuo post ne è proprio un esempio calzante 😉

      2. Wolf tu hai ragione ma Dio ha lasciato all’uomo la libertà di orientarsi in questa materia così delicata a tal punto che solo Grandi uomini e santi sono in grado di esplicitarla in modo autentico e originario.
        Se non hai una grande fede non riesci a conoscere Dio e la sua creazione.
        Buonanotte

      3. Ma infatti in discussione non è la ricerca personale, anzi! E’ piuttosto il dover seguire delle leggi che sono imposte da uomini e che a volte sembrano fare a pugni con un buonsenso che non credo sia oscuro al Creatore 😉

  2. Fondamentali dissertazioni filosofiche, peccato che spesso l’interpretazione umana si sia ridotta a mera negazione e vilipendio di quanto di naturale e bello ci possa essere in un atto che ha in sé il potere di generare vita.

  3. Dopo questa dissertazione sul piacere credo che San Tommaso d’Aquino fosse il più realista. Un post che mette in risalto una preparazione filosofica religiosa

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